lunedì 17 luglio 2017

RECENSIONE - L'anima del mondo - A. Palomas

Hello!
Buongiorno e buona settimana a tutti. L'autore di cui vi parlo oggi ha avuto un bel successo lo scorso autunno con la pubblicazione del suo "Un figlio", una storia che è stata apprezzata moltissimo e che ha ricevuto recensioni entusiaste. Per puro caso (vedi qui) , qualche mese fa ho comprato il libro di cui vi parlo oggi, che mi ha molto colpito.

RECENSIONE
L'ANIMA DEL MONDO
Alejandro Palomas
El alma del mundo, trad. Silvia Sichel
Neri Pozza, 2011


Che cosa succede quando la vita decide di dare una seconda opportunità a chi ha sofferto l'infelicità per una perdita indimenticabile o per il sottile male di stare al mondo? In un pomeriggio di fine giugno, Otto Stephens e Clea Ross fanno il loro ingresso alla residenza per anziani "Buenavista", a pochi chilometri da Barcellona. Tutti e due da soli e sulle proprie gambe. Otto, capelli bianchi, fazzoletto al collo, pantaloni dal taglio impeccabile e bastone con il manico di legno scuro, entra accompagnato dalla sua risata gioiosa e cristallina. Clea, invece, fedelmente seguita da Rita, una cagnetta bianca a macchie nere e marroni. Clea è stata una promessa del violoncello, ma ha dovuto abbandonare la musica e la carriera per restare accanto al marito, noto direttore d'orchestra, e adesso vive di rimpianti. Otto, a novant'anni, è ancora lo stesso scanzonato e brillante dongiovanni che era un tempo. Quando i due anziani richiedono i servizi di un'infermiera privata che si prenda cura di loro e a entrambi viene affidata Ilona, le loro esistenze, destinate a spegnersi tra le mura di un ospizio, magicamente si ridestano e si rimettono in moto. Capelli neri, pelle chiara e occhi azzurri, Ilona è fuggita anni prima dall'Ungheria comunista. Ora lavora diligentemente come infermiera. Nel tempo libero, tuttavia, medita incessantemente sulla storia d'amore appena finita con un liutaio di nome Miguel. Così, quando Otto le chiede di dargli una mano a fabbricare un violoncello, lei decide di aiutarlo...

La vita è così: uno crede che ormai non è più, invece è sì, e quando uno spera di sì, non ne ricava niente.

Capita a volte di imbattersi in una bella lettura completamente per caso, senza aver mai sentito parlare del libro, avendo solo una vaga idea dell'autore e della sua letteratura. E' quello che è successo a me, quando mi sono dedicata alla lettura di questa storia scritta in modo affascinate e quasi ipnotico. Il libro mi ha preso piano piano, facendomi conoscere lentamente i personaggi ambigui e "diversi" che ne animano le pagine: Otto e Clea, due persone molto vecchie, ormai oltre la soglia di quel rispettoso "anziano" che usiamo per definire genericamente chi è entrato nella cosiddetta terza età, e soprattutto Ilona, una donna non più giovanissima che fa loro da infermiera e assistente nella casa di cura alle porte di Barcellona dove i due decidono di passare l'ultima parte della loro esistenza.

Il personaggio di Ilona è davvero interessante: dice pochissimo in tutto il libro ma il suo carattere, la sua storia, le sue paure e i suoi dolori sono tratteggati benissimo dai suoi pensieri che attraversano tutto il romanzo. Leggendo le sue riflessioni ho imparato qualcosa sulle dittature comuniste "oltre cortina", sul clima di paura e intimidazioni che condizionava pesantemente la vita di milioni di persone. Le sue ginocchia doloranti, il suo silenzio impaurito e la sua solitudine mi hanno colpito al cuore.

Anche la lunga vita di Clea e Ross affascina e colpisce: vite fatte di dolori, di incomprensioni, di sacrifici e rinunce, e quando si diventa vecchi e ci si guarda indietro, chi può dire cosa resta da salvare? Eppure, anche quando si intravede la fine, c'è sempre tanto da perdonare, tanto da ricordare, e tanto ancora da costruire.

Una lettura lenta, evocatrice e raffinata, un autore da approfondire.

Cheers,
Eva

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