domenica 31 luglio 2016

RECENSIONE: Il calcio in giallo - AA. VV.

Hello!

Eccomi qui in questa afosa, ultima domenica di Luglio, a parlarvi di un libro un po' diverso dai soliti che leggo. Sì, perché non è un romanzo ma una raccolta di racconti lunghi, come quella che vi presento oggi, e per di più tutti attorno a un argomento, il calcio, non proprio in cima ai miei preferiti (per usare un eufemismo). Mi piace molto lo sport ma preferisco quelli cosiddetti "minori", il rugby, la pallavolo... insomma, quelli fuori dai circuiti mediatici monopolizzati dal football, soprattutto nel nostro paese. Ma questo libro è stata l'occasione per scoprire e riscoprire autori nuovi o amati, in una dimensione particolare, e anche per una piccola... delusione.

RECENSIONE
IL CALCIO IN GIALLO
AA.VV
Esmahan Aykol, Gian Mauro Costa
Alicia Giménez-Bartlett, Marco Malvaldi, Antonio Manzini, Francesco Recami, Gaetano Savatteri




TRAMA: Lo chiamano il gioco più bello del mondo: una miscela esplosiva di emozione, spettacolo, entusiasmo, orgoglio; capace di precipitarti dall’esaltazione più sfrenata all’inferno della delusione. E ora che sta per arrivare l’appuntamento con gli Europei i tifosi si preparano.
Dal 10 giugno e per un mese 24 squadre di calcio si contenderanno il titolo. Cosa non succederà in quel fatidico mese? Gli investigatori della scuderia Sellerio, i personaggi letterari che hanno conquistato i lettori, questa volta si sono dati appuntamento allo stadio, o negli spogliatoi, o addirittura sui campi di gioco. Sono tifosi di calcio, sostenitori magari di squadre di infima serie, e si ritrovano in questa antologia accomunati da un’unica passione.

E' una recensione strana, questa che state leggendo, e per fortuna non dò i voti ai libri perché con questo sarei proprio in difficoltà, visto quanto diversamente ho apprezzato i vari racconti che lo compongono. 7 autori, 7 storie gialle, 7 scrittori che hanno creato un personaggio, più  o meno iconico e conosciuto, che usa le sue abilità investigative per risolvere piccoli o grandi misteri, in contesti diversi, città diverse, con carattere e spirito differenti e a volte opposti tra loro.

Alcuni li conoscevo già, li avevo già amati e apprezzati e sono stati una riconferma; qualcun altro mi ha lasciato un po' indifferente; tra quelli che non conoscevo, alcuni mi hanno sopreso in positivo, e qualcun altro deluso...

Una sinistra speranza (Alicia Giménez-Bartlett). L'ispettrice Petra Delicado e il suo vice Firmìn sono alle prese con un misterioso delitto a Barcellona, che coinvolge un poco amato arbitro delle categorie minori. Tra indagini che partono brancolando nel buio, piccoli episodi di vita quotidiana e personaggi un po' improbabili, i due riescono a risolvere il caso, anche se la soluzione lascia un po' di amarezza per come, a volte, va la vita. Leggerlo non è stato molto entusiasmante, la soluzione del giallo è un po' "telefonata", e i battibecchi dei due personaggi principali sono sempre un po' troppo uguali.
In una parola: superficiale.

Il passo dell'anatra (Gian Mauro Costa). L'elettricista e investigatore privato Enzo Baiamonte si trova suo malgrado coinvolto in una brutta storia che mischia calcio e sfruttamento degli immigrati clandestini. In una Sicilia troppe volte teatro di brutti episodi di cronaca, i piccoli "fatti brutti della vita" feriscono anche le personalità più solide e serene. Una bella penna che non conoscevo, per un personaggio interessante.
In una parola: amaro.

Progresso - Audace 3 -2 (Francesco Recami). Il pensionato-investigatore Amedeo Consonni è solo marginalmente presente in questa storia, in cui una girandola di storie apparentemente scollegate tra loro e completamente distanti, convergono sempre più velocemente verso un punto comune, in cui tutto si ricollega e si fa più chiaro. Turbamenti adolescenziali, frustrazioni di periferia, e sopra tutto un personaggio negativo  - un criminale - fantastico!
In una parola: fulminante.

E' solo un gioco (Gaetano Savatteri). Torna Saverio Lamanna, il disincantato, ironico, intelligente scrittore-investigatore siciliano nato dalla penna ispirata di Gaetano Savatteri, e questa volta affronta una "storia di calcio con delitto" che mischia tanti temi cari all'autore. A rendere eccezionale questo personaggio e le sue storie sono i dialoghi, che definire perfetti è riduttivo: precisi, taglienti, un'unanità siciliana che parla ed esce fuori dalle pagine come se fosse lì, accanto a te.

"Chi ti ha dato questo vestito?"
"Era della buonanima di mio cognato. Lo uso solo per funerali e matrimoni".
Prendiamo il caffè in silenzio.
"Mah, la vita" dice Peppe.
"Già".
"Siamo appesi a niente".
"Già".
"Oggi ci siamo".
"E domani non ci siamo. Peppe, dobbiamo continuare così?"
"Ti aiuto a entrare nell'atmosfera da funerale".
"Grazie, Peppe. Te ne dico un'altra: il morto stesso insegna a piangere. Questa la sapevi?"
"Sei senza cuore".
"Di mattina presto sono sempre senza cuore, mi spunta solo dopo mezzogiorno. Andiamo".

In questa breve storia di Savatteri ho ritrovato risate, malinconia, famiglia, sarcasmo, amore, rabbia, amicizia, vigliaccheria, coraggio. La vita.
In una parola: straordinario.

Donne con le palle (Marco Malvaldi). Il titolo mi ha respinto immediatamente, detesto questo modo di dire e poi il gioco di parole per raccontare di calcio femminile mi sembrava scontato. Sono partita quindi un po' in salita con questo racconto, in cui tra l'altro i miei amati vecchietti del Bar Lume sono un po' ai margini, e la storia all'inizio non mi ha preso subito. La soluzione del giallo è un po' veloce, però ragazzi: che gran bel personaggio, il vicequestore Alice Martelli.
In una parola: accattivante.

... e palla al centro (Antonio Manzini). Il mio primo incontro con Rocco Schiavone... e che incontro! In questo racconto lungo ho avuto modo di apprezzare a pieno il suo carattere spigoloso, la sua lingua tagliente e sboccata, il suo menefreghismo nei confronti delle regole e delle convenzioni sociali... Rocco è - si potrà dire in un post sul blog? - proprio uno stronzo! Ma di una simpatia unica. Veramente notevole, comincerò sicuramente la serie dei suoi romanzi lunghi.
In una parola: soprendente.

Rifugiato (Esmahan Aykol). Era l'unica autrice e l'unico personaggio (la libraia tedesca Kati Hirschel a Istanbul) di cui non avevo mai sentito parlare, e quando ne ho letto mi sono subito incuriosita: atmosfere a metà tra oriente e occidente, una libraia-investigatrice, e poi la realtà drammatica della Turchia di questi giorni... invece sono rimasta profondamente e dolorosamente delusa. Mi hanno spiazzato e colpito negativamente soprattutto i dialoghi: noiosi, privi di contenuto, lenti e mal costruiti. La storia poi è proprio esilina, e le prime venti pagine, in cui il problema turco è introdotto alla luce delle ultime vicende di cui leggiamo sui media, sono proprio aride. I personaggi sono senza spessore, e anche se capisco che nella dimensione del racconto non è facile trovare la giusta misura per delineare caratteri e personalità, dal momento che invece altri ci riescono benissimo posso senz'altro dire che questo mio esperimento con quest'autrice è decisamente fallito.
In una parola (e mi dispiace tanto pronunciarla): brutto.

Cheers,
Eva


venerdì 29 luglio 2016

5 COSE CHE...

Hello!

Per me è quasi ora di vacanze, le tanto attese e sospirate vacanze, e non vedo l'ora di partire! E per voi? State ancora progettando, organizzando? E' tutto pronto e manca solo il giro di chiave nella serratura? O siete già tornati?

In questi giorni di caldo afoso e appiccicaticcio e di ultime liste di bagagli, ho decido di dedicarmi ad un'altra rubrica bellissima che avevo già adocchiato da un po'. Ecco quindi la mia lista di 

5 COSE CHE...
5 CLASSICI CHE DOVREBBERO ESSERE LETTI ALMENO UNA VOLTA NELLA VITA


E' una rubrica creata dal blog Twins Books Lovers, nella quale ogni venerdì si posta una lista di "5 cose che". Ogni settimana si propone una lista di 5 "cose": 5 libri, film, serie TV, personaggi, attori ecc. ecc., che abbiamo più o meno attinenza con il mondo dei libri e della lettura. Per i dettagli vi rimando al post di presentazione creato da Gioia e Deb, qui.

Oggi si parla di "classici": i libri che non tramontano mai, quelli che dovrebbero far parte del bagaglio di letture di chiunque... ma cos'è un classico? Il grandissimo Italo Calvino ha elencato una serie di possibili definizioni per un "classico letterario", e a me piace molto ricordare questa:

Un classico è un libro 
che non ha mai finito di dire quel che ha da dire.

Ecco quindi la mia lista di 5 classici che ho amato tanto, che rileggo spesso, e che secondo me tutti, almeno una volta nella vita, dovrebbero leggere.

Orgoglio e pregiudizio
Jane Austen

C'è bisogno di presentazioni? Di spiegare perchè? Jane Austen è LA scrittrice e Orgoglio e Pregiudizio è il suo capolavoro. Da leggere per comprendere la natura umana, con le sue debolezze e i suoi punti di forza.


Il Gattopardo
Giuseppe Tomasi Di Lampedusa

Sicilia, tramonto dell'epoca borbonica. Prosa straordinaria che sembra poesia, ambientazione così affascinante da sembrare esotica e lontana. Da leggere per innamorarsi del disincanto e dell'intelligenza del principe Fabrizio Salina.


I tre moschettieri
Alexander Dumas

Una storia eterna, di avventura, suspense, intrighi e duelli. La Francia di fine '800, e personaggi scolpiti nella memoria di tutti. Da leggere per appassionarsi, emozionarsi e coinvolgersi come se si fosse di nuovo ragazzi.


Moby Dick
Herman Melville

Ispirato dalle avventure dell'autore nei mari del Sud, questo romanzo ci racconta un'epopea grandiosa, ci parla dell'eterna lotta per sopravvivere, e ci trasporta in luoghi remoti e pericolosi come solo i grandi libri sanno fare. Da leggere per lottare, combattere, soffrire e urlare all'oceano in tempesta insieme al capitano Achab sulla Pequod.


Don Chishotte della Mancia
Miguel de Cervantes

Uno dei primi romanzi moderni, insieme grottesco e profondo, allucinato e serio, divertito e tragico. Incontri rocamboleschi e personaggi folli, per ridere senza smettere di pensare. Da leggere per accompagnare Don Chisciotte e il suo scudiero nell'eterna, inutile, irrinunciabile avventura della vita.

Con questi 5 grandi classici possiamo viaggiare in Inghilterra, Italia, Francia, Stati Uniti e Spagna... Possiamo viaggiare nel tempo, in epoche diverse, e tornare a casa, più ricchi e più veri.

Cheers,

Eva





lunedì 25 luglio 2016

WHAT'S ON MY BEDSIDE TABLE? - "Il calcio in giallo", AA.VV.

Hello!

Stamattina, curiosando un po' nei vari blog che frequento, ho "scoperto" questa rubrica molto carina che caratterizza il lunedì:

WHAT'S ON MY BEDSIDE TABLE?
Una rubrica ideata da Valy di Sparkle from Books, in cui, ogni lunedì, 
vi viene mostrato quale libro si trova sul mio comodino e come mai.



SUL MIO COMODINO C'E'...
"Il calcio in giallo"
(E. Aykol, G.M. Costa, A. Giménez-Bartlett, M. Malvaldi, A. Manzini, F. Recami, G. Savatteri)
E' una raccolta di sette racconti lunghi, uscita per la Sellerio nel Maggio di quest'anno, in occasione dei campionati europei di calcio che si sono svolti in Francia nelle scorse settimane. Gli autori sono tutti della "scuderia" Sellerio, e sono tutti racconti gialli.

SONO A...
Proprio all'inizio del racconto di Savatteri (li sto leggendo nell'ordine del libro - che non è quello alfabetico degli autori). Ho letto la storia della Giménez-Bartlett, quella di Costa e quello di Recami, molto diversi tra loro, per stile e per riuscita della trama gialla.

E' SUL MIO COMODINO PERCHE'...
A volte amo dedicarmi ai racconti lunghi, piuttosto che a romanzi, e amo intervallarli a letture più "time-consuming". Inoltre, questo libro mi è sembrato l'ideale per una serie di motivi: leggere qualcosa di breve di autori che mi incuriosiscono molto ma di cui ancora non avevo letto nulla (Manzini, Recami), ritrovare personaggi e atmosfere che mi hanno entusiasmato (Malvaldi, Savatteri), conoscere scrittori nuovi che si cimentano in avventure "gialle" all'italiana (Costa). Sono poi particolarmente incuriosita dalle avventure della "libraia di Istanbul", di cui non sospettavo l'esistenza e che è stata una scoperta con questo volume. Riguardo l'argomento, il calcio, in effetti non sono particolarmente appassionata di questo sport, ma avendo un marito e un figlio che hanno seguito con molto interesse il recente campionato europeo, mi sono trovata mio malgrado immersa in questa atmosfera e allora...

E voi, cosa state leggendo? Che cosa c'è sui vostri comodini?

Cheers,

Eva


venerdì 22 luglio 2016

RECENSIONE - Un delitto da dimenticare - A. Indridason

Hello!

Tutti noi lettori abbiamo i nostri "amori letterari", personaggi e storie che ci sono care, a cui siamo legati nel tempo e nelle quali non ci stanchiamo di perderci, ancora e ancora. Alcune volte sono anche le ambientazioni che ci legano particolarmente a un autore e alle sue creazioni, com'è il caso del libro di cui vi parlo oggi...

RECENSIONE
UN DELITTO DA DIMENTICARE
Arnaldur Indridason

 TRAMA Islanda, fine anni Settanta. Una donna è immersa nelle acque di uno dei laghi di Svartsengi, nei pressi di una centrale geotermica, e trova accidentalmente il cadavere di un uomo. Incidente? Suicidio? L’autopsia rivela che la vittima potrebbe essere caduta da una grande altezza, e anche che potrebbe essere collegata alla vicina base militare americana. Erlendur, giovane detective, e il suo capo Marion Briem decidono di seguire questa pista, scontrandosi però da subito con un muro di ostilità e diffidenza. Perché gli americani si ritengono superiori agli islandesi, da loro considerati poco più che selvaggi, e non intendono accettare intrusioni, nemmeno da parte della polizia. Aiutati solo da Caroline, un sergente di colore che ben conosce la discriminazione razziale, Erlendur e Marion indagano, rovistando nelle pieghe nascoste della base militare. Forse la vittima ha visto qualcosa di troppo e per questo è stata brutalmente uccisa. Ma la verità è molto diversa… Erlendur, intanto, sta anche indagando per proprio conto su un cold case di venticinque anni prima: una ragazza svanita nel nulla in uno dei quartieri più poveri e miserabili della Reykjavík del tempo, il cui destino il giovane detective sembra aver preso a cuore spinto dall’ossessione – che non lo abbandonerà più – per i casi irrisolti di persone scomparse.

Un vento tagliente spazzava la Midnesheidi. Veniva dall'altopiano settentrionale, attraversava il mare agitato della baia di Faxafloi e risaliva la brughiera, gelido e pungente. Soffiava forte sulle distese di ghiaia e sulle creste rocciose e spruzzava veli di neve sulla bassa vegetazione che a malapena spuntava dal pietrisco, striminzita e soffocata. Inermi davanti al mare aperto e al vento del Nord, le piante dovevano lottare strenuamente per la sopravvivenza. Nella brughiera resistevano solo le più robuste. Il vento fischiava intorno allo steccato piantato nella terra brulla a delimitare l'area della base militare, colpendo le pareti dell'hangar che sorgeva nel punto più elevato. Le folate investivano la struttura con violenza, come se quell'enorme ostacolo neppure esistesse, poi proseguivano la loro corsa verso il buio.

E subito siamo trasportati nelle gelide e desolate brughiere islandesi, insieme al commissario Erlendur Sveinsson, ai suoi "occhi tristi", alla sua malinconia e alla sua ossessione per i casi di persone scomparse. Il personaggio di Erlendur ha visto la luce in Islanda quasi vent'anni fa, ed è arrivato in Italia nel 2000 con il volume "Sotto la città", libro di cui mi sono innamorata (trovate qui la mia "minirecensione"). Da allora, appena esce un nuovo romanzo con protagonista il commissario di Reykiavik, mi immergo di nuovo nelle magnifiche atmosfere create dallo scrittore Indridason, felice di ritrovare le ambientazioni islandesi che mi sono così care dopo il viaggio che nell'isola facemmo mio marito ed io ormai troppi anni fa.

L'Islanda è un paese strano, abitato da poche persone, pieno di pecore, fredde brughiere, innumerevoli cascate, vulcani e ghiacciai. Un posto inospitale, duro, che mette alla prova e forgia i caratteri, dove la natura spesso sconfigge i pochi coraggiosi che si illudono di poterla piegare. I romanzi di Indridason riflettono tutto questo, e questo non fa eccezione: cupo, freddo, ma con un cuore di fuoco che palpita sotto una coltre di ghiaccio, così come i sentimenti umani, la rabbia, la passione e la vendetta, vibrano sotto la superficie di persone schive e solitarie.

In questo libro, troviamo un giovanissimo Erlendur, appena entrato in polizia, alle dipendenze della sua mentore Marion Brem. Dopo averci raccontato alcuni casi del poliziotto in età già matura, infatti, negli ultimi volumi Indridason ha cominciato a raccontarci la sua giovinezza, per aprirci spiragli sul suo passato tormentato e permetterci di capire un po' meglio i fantasmi che lo accompagnano. Ma, che siano ambientati nel passato o nel presente del commissario, nessun libro con protagonista Erlendur è un thriller mozzafiato, con continui colpi di scena e inseguimenti mozzafiato: sono invece storie lente, profonde, di indagine psicologica dell'animo umano. Anche in questo "episodio", sono due i casi che Erlendur e Marion seguono in parallelo: il primo è un'indagine ambientata nel loro presente, ossia negli anni settanta, e ci permette di gettare uno sguardo su un passato appena passato per noi, in cui gli statunitensi si stavano stabilendo nella base militare sull'isola per fissare un avamposto in Europa. Un delitto minaccia di incrinare i già fragili rapporti tra gli americani e le autorità islandesi, e le indagini sono affidate a Marion Brem e al suo vice, Erlendur Sveinsson. Che però è distratto, ha la mente altrove, perché contemporaneamente decide, senza un vero perché, di indagare su un "cold case": una ragazza, misteriosamente scomparsa più di venticinque anni prima e mai più ritrovata. La morte del padre della ragazza lascia in vita solo una vecchia zia, fra poco nessuno si ricorderà più della giovane e bella Dagbjort, e questo fa scattare qualcosa nella mente di Erlendur, che vuole a tutti i costi trovare una risposta a tutti gli interrogativi relativi a quella sparizione.

Erlendur è infatti ossessionato dai casi di persone scomparse, da quando, giovanissimi, lui e il fratello si persero in una tormenta di neve. Lui si salvò, il fratellino non venne mai più ritrovato, e da allora Erlendur non riesce a trovare pace, è preda di una maliconia del vivere, di una tristezza profonda, che lo porta a scandagliare nell'animo degli uomini e delle donne che incontra, alla ricerca di misteri e abissi inconfessabili, forse per non dover guardare in fondo al suo abisso personale.
E' un personaggio profondo, intenso, doloroso ma allo stesso tempo misurato, e così reale da sentirlo vicino durante la lettura.I delitti, i misteri si risolvono, ma il finale non è consolatorio, la vita non torna a sorridere, le cicatrici, quando sono profonde, fanno sempre male.

La serie del commissario Erlendur Sveinsson pubblicata in Italia è così composta:


2000 - Sotto la città, Guanda 2005
2001 - La signora in verde, Guanda 2006
2002 - La voce, Guanda 2008
2004 - Un corpo nel lago, Guanda 2009
2005 - Un grande gelo, Guanda 2010
2007 - Un caso archiviato, Guanda 2010
2008 - Un doppio sospetto, Guanda 2011
2009 - Cielo Nero, Guanda 2012
2010 - Le abitudini delle volpi, Guanda 2013
2011 - Sfida cruciale, Guanda 2013
2012 - Le Notti di ReykjavíK, Guanda 2014
2014 - Un delitto da dimenticare, Guanda 2016

Cheers,
Eva

martedì 19 luglio 2016

Per riflettere un po'

Hello!

Questi non sono bei giorni, con le notizie angoscianti che riceviamo da paesi a noi vicini: la Francia, la Turchia, gli Stati Uniti... Gli eventi crudeli di cui leggiamo sui giornali, le immagini e i servizi in televisione, e poi, cercare le parole giuste per raccontare a tuo figlio il mondo, lui che ha nove anni e crede che tutto sia bello e puro come i lunghi pomeriggi che passa a giocare a pallone con i suoi amici in giardino... i dubbi, se sia giusto o no parlargli della realtà, raccontargli che le cose terribili succedono, che al mondo non ci sono solo brave persone ma anche i pazzi, i fanatici. Quelli che odiano chi la pensa diversamente, chi appartiene a un'altra razza, lingua, religione, nazione. Quelli che detestano chi è libero e pretendono di riportare tutti noi al medioevo.
Ho amici cattolici, ebrei, musulmani, bianchi e neri, etero e omo, e insieme a loro ci chiediamo perché. Perché, sempre più spesso, in nome di Dio, del colore della pelle, del sesso di chi si ama, si uccide e si semina terrore.

I fanatici, di ogni colore e religione, mi fanno paura, perché chi non ha dubbi è davvero pericoloso.

In questo blogghino si parla di libri, e allora, senza uscire troppo fuori tema, vi presento un libretto che abbiamo in casa da tempo, e che in tempi come questi dovrebbe essere una lettura per tutte le persone libere, per chi accetta il compromesso, per chi crede ancora che la pace è possibile.

CONTRO IL FANATISMO
Amos Oz

Un tema: il fanatismo. Una domanda: come curarlo? Una risposta: l'esercizio salutare del compromesso. Amos Oz, che ci ha già fatto sentire nei suoi romanzi la contraddizione, il dolore, la ferocia del conflitto israelo-palestinese, affronta di petto in questo libro il tema del fanatismo e impartisce una memorabile lezione di lucidità, passione, cultura e buon senso. Tratto da tre interventi dello scrittore all'Università di Tubinga, in Germania, Contro il fanatismo è un libro che, come si suol dire (ma questa volta con ragione di causa), dovrebbe far parte del corredo delle letture scolastiche, e, più in generale, essere patrimonio comune di lettorei che abbiano a cuore la civiltà del vivere contro la "cultura della morte".

Vi lascio con un brano del libro, che ci racconta di come il fanatismo, l'odio e la cattiveria possano essere sconfitti, ridotti al silenzio, ricacciati indietro grazie alla logica e all'esercizio del libero pensiero. Non lasciamoci andare alla barbarie.

Un mio caro amico nonché collega, quel fantastico narratore israeliano che è Sammy Michael, ha vissuto un giorno un'esperienza che può capitare a tutti, prima o poi: una lunga tratta in macchina con un autista che prodiga la solita lezione sull'urgenza, per noi ebrei, di far fuori tutti gli arabi. Sammy l'ha ascoltato e invece di sbraitare: "Ma che razza di obbrobrioso individuo è lei, un nazista, o un fascista?", ha deciso di comportarsi diversamente.
Ha dunque domandato all'autista:
"Chi pensa che dovrebbe uccidere tutti gli arabi?"
Questi ha risposto:
"Che intende dire? Noi! Gli ebrei israeliani! Dobbiamo! Non c'è altra scelta, guardi che cosa ci fanni quelli ogni giorno!"
"Ma chi esattamente dovrebbe fare il lavoro? La polizia? O forse l'esercito? O la brigata di artiglieria? O le squadre mediche? Chi farà tutto il lavoro?"
L'autista si è grattato la testa e ha detto:
"Penso che dovrbbe essere equamente diviso fra noi, ognuno dovrebbe ucciderne qualcuno"
Sammy, fedele al gioco, ha continuato:
"Ok, supponiamo che a lei venga assegnato un condominio nella sua città, Haifa, e debba bussare a ogni porta o suonare il campanello, e domandare: 'Mi scusi signore, o mi scusi signora, lei è arabo?' e se la risposta è sì, allora sparare. Poi lei finisce il suo condominio, se ne sta per andare a casa, ma in quel momento", dice Sammy all'autista, "sente che su al quarto piano c'è un bimbo che piange, Che fa, torna indietro e spara al bambino arabo?"
C'è stato un momento di silenzio, e poi l'autista ha detto a Sammy Michael:
"Lo sa? Lei è molto crudele".

Cheers,
Eva


sabato 16 luglio 2016

RECENSIONE: Il reverendo, le rose e le stravaganze del professore - I.Sansom

Hello!

Ma insomma, è estate oppure no? Almeno a Roma, da ieri c'è un vento fresco (a volte anche freddo), che se da un lato abbassa la temperatura e smorza l'afa, dall'altra - soprattutto la sera - invita alla felpetta e alle scarpe chiuse... non proprio quello che ci si aspetta a metà luglio! Consoliamoci con una nuova lettura...

RECENSIONE
IL REVERENDO, LE ROSE E LE STRAVAGANZE DEL PROFESSORE
Ian Samson

TRAMA: Reduce dalla guerra civile spagnola, ancor giovane, ma già disilluso, Stephen Sefton è anche completamente al verde. Così, alla vista dell’enigmatico annuncio per un lavoro che promette buona paga e per il quale non sono richiesti titoli particolari se non una «ottima presenza mentale», si candida senza esitazione alcuna. Inizia in questo modo la collaborazione con il professor Swanton Morley, eccentrico erudito dalle conoscenze sterminate, per il suo ultimo, grandioso progetto: una storia dell’Inghilterra, accompagnata da una serie di guide per ogni regione. Dunque, si parte: la prima tappa è il Norfolk. Ma per la strana coppia subito cominciano i guai: il vicario di Blakeney viene trovato morto, impiccato alla corda della campana della sua chiesa... Si tratta di suicidio? Quali motivi potrebbero aver spinto un uomo di Dio a un gesto tanto estremo? E se il reverendo, invece, fosse stato ucciso, chi, tra gli abitanti di quella pittoresca cittadina, poteva volere la sua morte? Morley e Sefton non si fermeranno finché non avranno tutte le risposte che cercano... Sullo sfondo sempre piacevole della campagna inglese, Ian Sansom ci regala una storia coinvolgente e rasserenante, con due protagonisti che vorremmo non lasciare mai.


Questo è un libro che ho comprato davvero per caso, anzi per ragioni così assurde che ripensandoci c'è quasi da vergognarsene... Gironzolavo nella libreria del mio quartiere, mentre il mio bimbo saccheggiava il reparto per ragazzi (in questo periodo è appassionatissimo dei gialli di Scooby-Doo) e avevo già in mano alcuni romanzi della mia infinita WL, a cui ogni tanto decido di dare una sforbiciata (comprando libri, ovviamente!), quando sono stata attratta dalla sua copertina curiosa e dal suo titolo lunghissimo e abbastanza enigmatico. Il nome dell'autore mi diceva qualcosa, ma non riuscivo a ricordare bene, però il libro mi piaceva perché... beh, perché assomigliava, come formato e dimensione, a quelli che avevo già accumulato nel mio cestino. Sì, insomma, l'ho comprato perché era in formato paperback (odio i libri con la copertina rigida), perché è della lunghezza giusta per me in questo periodo, e perché è ambientato in Inghilterra, una nazione che amo.

Una volta a casa ho scoperto che Ian Sansom è l'autore della fortunata serie del "Bibliobus di Tundrum", di cui io ho letto qualche anno fa solo il primo, "Il caso dei libri scomparsi". Accidenti!, ho pensato. Il libro non mi era piaciuto granché, o meglio, avevo amato molto le ambientazioni del romanzo e lo stile dell'autore, ma il personaggio del bibiotecario ambulante e detective Israel Asmstrong non mi era piaciuto, ricordavo benissimo che mi aveva profondamente irritato sin dalle prime battute, e che ero andata avanti nella lettura solo per scoprire fino a che punto potesse essere odioso.

Avevo paura che sarebbe stato lo stesso per questo romanzo, e invece... E invece ho scoperto un libro molto piacevole da leggere. Certo non è un capolavoro dal punto di vista "giallo", nonostante venga presentato in parte come l'investigazione dei due personaggi per risolvere il mistero in cui si imbattono in un remoto paesino del Norfolk, in Inghilterra: alla fine, la risoluzione dell'intrigo mi ha un po' lasciato l'amaro in bocca, ma non è assolutamente questo il cuore del libro e anzi il romanzo è davvero interessante soprattutto per i personaggi e per le magiche, evocative ambientazioni.




Chi mi segue da un po' forse sa che io amo l'Inghilterra, le sue atmosfere e i paesini incantevoli, le contee così fuori dal tempo popolate da personaggi bizzarri e le abitudini così... inglesi! Il tè delle cinque, la colazione abbondante, l'ombrello portato sempre sotto braccio, anche nelle rare giornate di sole, i panciotti di tweed e la passione per le piccole cose.

Tutto questo si ritrova nell'eccentrico personaggio del professor Swanton Morley, raccontato nelle sue stranezze e manie dal giovane Stephen Sefton, che gli fa da assistente tuttofare in un improbabile, picaresco, emozionante viaggio attraverso l'Inghilterra e le sue contee, cercando di contenere le sue stravaganze mentre intraprendono l'impresa di compilare, nientemeno, una Guida Completa alle Contee dell'Inghilterra. Mentre sono alle prese con personaggi caratteristici, vecchi mulini, allampanati camerieri e silenziose straniere, Stephen e Morley si imbattono in una morte misteriosa, seguita subito dopo da un altrettanto misterioso suicidio.

La storia altro non è se non la "scusa" per indagare le profondità dell'animo umano, e i dolorosi contrasti tra i tormenti interiori degli uomini e l'amenità del paesaggio, tra la bellezza e la tranquillità di una vita rurale e la sofferenza che colpisce tutti, e con cui tutti devono imparare a fare i conti, cercando di conviverci e di ritrovare un po' di serenità.

Due gentiluomini inglesi ci accompagnano in un viaggio surreale e  malinconico nell'Inghilterra degli anni trenta, per scoprire che non serve allontanarsi nel tempo o nello spazio per trovare sentimenti e persone tanto simili a come siamo noi.

Alla fine, poco prima dell'alba, trovammo quello che Morley stava cercando.
La lapide era pulita e la scritta chiara e leggibile, come se qualcuno se ne fosse preso cura fino al giorno prima.
"Olivia Swan, amata sorella, morta il 24 aprile 1924, a 20 anni", lesse Morley.
"E' passato molto tempo."
"Ha mai perso qualcuno, Sefton?"
"Sì."
"Allora sa bene che non ne passa mai abbastanza".

Cheers,
Eva


martedì 12 luglio 2016

TAG "La vita segreta di una bookblogger"

Hello!

Sono un po' assente in questo periodo, complice la tanta fatica dell'ultimo periodo di lavoro prima delle tanto attese e sospirate vacanze...
Devo fare ammenda con Ely, del blog Il Regno dei Libri, che ormai più di un mese fa mi ha "taggato" per un simpatico tag, ma finora non ho avuto la forza e il tempo di rispondere alle domande...
In un momento di pausa dal lavoro, oggi ho deciso di postarvi le mie risposte, che spero possano interessare qualcuna di voi intenzionata a conoscermi meglio.

LA VITA SEGRETA DI UNA BOOK BLOGGER

1) Da quanto tempo sei nella blogosfera? 
Il mio blogghino non è nato da tanto tempo, ricordo ancora la data del primo post: il 10 dicembre 2014, e conteneva solo "Hello!" e "Cheers".
Era più che altro una prima, timidissima prova, perché non avevo ancora le idee chiare su cosa volevo far diventare il mio piccolo angolo. L'ho chiamato come me, perché sia che chiacchieri delle cosette che scrivo, sia, soprattutto, che cerchi di scrivere delle mie letture, il mio blog sono io: le mie passioni, le mie emozioni, i miei interessi, e pezzetti importanti della mia vita.

2) Quando pensi di "ritirarti"? 
Tenere un blog per me è un modo di dialogare con me stessa e con le tante persone interessanti che ho incontrato nella blogosfera, che si tratti dei libri che leggo, o di un video che vorrei condividere, o di un articolo su cui riflettere...
Non è un peso, non è un obbligo, non lo vivo come un imperativo anche perché la mia vita è molto ricca, con un lavoro a tempo pieno, una famiglia, e mille altri interessi. Per questo non progetto di "ritirarmi", fin quando il blog mi darà questo spazio prezioso che cerco, faticosamente e in corso d'opera, di rendere sempre più simile a me.

3) Qual è l'aspetto migliore dell'avere un blog? 
Sinceramente, credo sia il poter avere un angolo mio, in cui parlare di quello che credo, in cui esercitarmi ad approfondire quello che mi lasciano dentro i libri che leggo, e poi, ultimo ma non ultimo, il fatto di avermi permesso di conoscere persone molto interessanti con cui chiacchierare, che condividono in gran parte la mia passione per la letteratura. Ci sono alcune persone che in questi mesi ho imparato a conoscere un po', che spero di poter incontrare presto di persona, perché sono sicura che non deluderanno le aspettative: tra tutte, Nik? Mi senti? Sto parlando con te! Quando mi vieni a trovare a Roma?

4) Qual è l'aspetto peggiore dell'avere un blog? 
Combattere con blogger! Scherzi a parte, non c'è un grande difetto o un grosso svantaggio nell'averlo, soprattutto se è piccolino come il mio. Non sono subissata da richieste di nessun tipo, non ho obblighi o imperativi (come dicevo sopra), insomma per ora è quasi tutto positivo. Mi piacerebbe avere più tempo da dedicargli, ma alla fine ho deciso di dare al blog il giusto spazio nella mia vita, e se questo significa essere meno costante di altri, meno frenetica nel postare, meno assidua nelle "rubriche" e nei tag... pazienza, nella vita  mi piace anche la lentezza.

5) Un bookblogger che adori? 
Ce ne sono diversi, e per diverse ragioni. Devo proprio sceglierne solo uno? No, almeno due, dai!
Scelgo Tessa, del blog La libreria di Tessa, e Dany, del blog Appunti di una Lettrice. Senza togliere nulla agli altri blog che frequento, mi piacciono le loro scelte di lettura, sempre originali e intense, per niente influenzate dalle mode del momento, e la loro rilassatezza nel pubblicare, sempre e solo quando hanno qualcosa di veramente interessante da dire (e le cose che dicono sono davvero interessanti, ve l'assicuro). Consiglio a tutti di visitare questi due blog, se già non li conoscete, e vedrete che come me ne sarete affascinati.

6) Con quale blog ti piacerebbe collaborare? 
Ho già avuto modo di organizzare una collaborazione, seppure limitata nel tempo, per il Blog Tour che ho organizzato in occasione dell'uscita della mia ultima novella, e conoscere un po' meglio Beatrice del blog Lily's Bookmark, Sonia del blog Il Salotto del Gatto Libraio, Erica del blog Libri al Caffè, Clary del blog Words of Books, e infine Nik del blog Gli Alberi da Libro, mi ha fatto capire quanto sia importante la condivisione e la collaborazione in questo magico mondo della blogosfera. Con Nik, poi, mi piacerebbe tanto collaborare per qualcosa di più duraturo e costante... Che ne dici, Nik, ce la faremo?

7) Cosa ne pensi della comunità dei blogger letterari? 
Devo dire che in questi mesi nella blogosfera ho visto davvero di tutto: blog interessanti, approfonditi e informati; blog più superficiali ma allegri, gestiti da ragazze molto giovani che inevitabilmente riversano nella loro attività di bookblogger modalità e sentimenti che mi sono un po' lontani; blog seriosi e freddi, blog spumeggianti, blog tematici e blog misti. Credo sia un mondo variegato e ricco almeno come quello della vita reale, in cui incontri persone più o meno simpatiche, a cui puoi piacere o meno. La cosa che mi piace meno è vedere sempre più strette collaborazioni tra le bookblogger e le Case Editrici, che impongono tabelle di marcia nella lettura (inevitabili, perché si deve dare presto il giudizio sul libro in uscita) che io troverei insopportabili.

8) Qual è il tuo segreto per avere un blog di successo? 
Ah, io non ho un blog di successo, e non è che mi interessi molto averlo, a dirla tutta. Come ho già  detto, il mio blogghino è uno spazio mio, personale, un pezzetto della mia vita. Non ho nessun  bisogno di "avere successo", nel blog come nella vita. Quello che voglio è solo essere felice.

9) E ora i tag 
Nomino alcune delle persone notevoli e simpatiche che ho incontrato finora qui nella blogosfera, perché penso che sarebbe molto interessante leggere le loro risposte a queste domande sulla loro "vita da bookblogger". Alcune sono ormai veterane della blogosfera, altre si sono appena affacciate su questo mondo, ma di tutte mi interessa l'opinione.
In particolare:
Nik del blog Gli Alberi da Libro
Tessa del blog La libreria di Tessa
Dany del blog Appunti di una Lettrice 
Lucia del blog La Mia Caotica Libreria 
Anastasia del blog La Biblioteca Dietro L'angolo

Cheers,

Eva


sabato 9 luglio 2016

RECENSIONE: Aspettando Bojangles - O. Bourdeaut

Hello!

Finalmente riesco a postarvi il mio pensiero su un romanzo che ha avuto tanto successo, amato da molti e di cui secondo me è giusto parlare...

RECENSIONE
ASPETTANDO BOJANGLES
Olivier Bourdeaut

TRAMA: Immaginate di essere un bambino e di avere un padre che non chiama mai vostra madre con lo stesso nome. Immaginate poi che a vostra madre quest’abitudine non dispiaccia affatto, poiché tutte le mattine, in cucina, tiene lo sguardo fisso e allegro su vostro padre, col naso dentro la tazza di latte oppure col mento tra le mani, in attesa del verdetto; e poi, felice, si volta verso lo specchio salutando la nuova Renée, o la nuova Joséphine, o la nuova Marylou…
Se immaginate tutto questo, potete mettere piede nel fantastico universo familiare descritto dal bambino in queste pagine. Un universo in cui a reggere le sorti di tutto e tutti è Renée, Joséphine, Marylou… la madre.
Di lei, suo marito dice che dà del tu alle stelle, ma in realtà dà del voi a tutti, a suo marito, al bambino e alla damigella di Numidia che vive nel loro appartamento, un grosso uccello strambo ed elegante che passeggia oscillando il lungo collo nero, le piume bianche e gli occhi di un rosso violento.
Renée, Joséphine, Marylou, o anche, ogni 15 febbraio, Georgette, ama ballare con suo marito sempre e ovunque, di giorno e di notte, da soli e in compagnia degli amici, al suono soprattutto di Mister Bojangles di Nina Simone, una canzone gaia e triste allo stesso tempo. Per il resto del tempo si entusiasma e si estasia per ogni cosa, trovando incredibilmente divertente l’andare avanti del mondo. E non tratta il suo piccolo né da adulto né da bambino, ma come un personaggio da romanzo. Un romanzo che lei ama molto e nel quale s’immerge in ogni momento.
Di una sola cosa non vuole sentire parlare: delle tristezze e degli inganni della vita; perciò ripete come un mantra ai suoi: «Quando la realtà è banale e triste, inventatemi una bella storia, voi che sapete mentire così bene».
La realtà, però, è a volte molto banale e triste, così scioccamente triste che occorre più di una prodigiosa arte del mentire per continuare a gioire del mondo.

Ho iniziato a leggere questo libro con aspettative altissime: a prima vista mi piaceva tutto.
Una copertina splendida, una "colonna sonora" meravigliosa (ho scaricato "Mr. Bojangles", la canzone che fa da leit-motiv all'intero romanzo, appena iniziata la lettura, nella splendida versione di Nina Simone, e l'ho ascoltata talmente tante volte, ballandola con mio marito o anche da sola, che perfino il mio bimbo di nove anni la canticchia mentre gioca), e una trama che mi attirava davvero: un amor fou come solo i francesi sanno descrivere, un'ambientazione fascinosa e personaggi che promettevano di essere stravaganti e originali.

Poi, ne avevo letto recensioni talmente entusiaste, da persone con le quali solitamente mi trovo d'accordo nei giudizi e nelle impressioni, che pensavo davvero sarebbe stato una di quelle letture che non si dimenticano, da consigliare a chiunque.

E invece, mi dispiace essere un po' una voce fuori dal coro ma a me questo libro non è piaciuto: mi ha lasciato soprattutto tanta rabbia e tristezza perchè ho detestato, davvero detestato i personaggi adulti che lo popolano. I due genitori, l'amico del padre... indubbiamente l'autore ha una bella penna e scrive bene, anche se sono poche le cose che accadono in questo libro ed è più un susseguirsi di pensieri ed episodi a volte poco incisivi e narrati superficialmente, ma i personaggi di cui sopra mi hanno irritato e infastidito, nel loro egoismo profondo, soprattutto il padre, fino all'atto finale che è l'apoteosi della sua indifferenza nei confronti di suo figlio. La condiscendenza con cui l'autore guarda a questi due tre adulti, presentandoci come auspicabile e desiderabile la loro vita e per di più con gli occhi di chi quella vita la subisce, mi ha profondamente delusa.
Non ho visto nessuna empatia verso gli altri, solo un'esaltazione di sé stessi e di quello che si ha e si desidera conservare a tutti i costi: la frase in cui il padre "finalmente le offre il bambino che ogni mattina lei gli chiedeva" mi ha fatto venire i brividi.

Nonostante tutto, però, io esorto tutti, davvero tutti, a leggere questo libro, perché l'impressione che ho avuto io dei personaggi è davvero troppo personale per poter essere assunta come parametro oggettivo per la valutazione del libro. Questa storia ha toccato particolari corde del mio cuore che hanno vibrato in un certo modo, e credo che ognuno debba leggerlo e farsene un'idea personale. Le situazioni molto intense che mi hanno turbata, e che hanno suscitato in me sentimenti tanto negativi nei confronti dei personaggi, sono comunque indizio di un contenuto forte su cui è bene interrogarsi e farsi un'opinione personale. Sono molto, molto curiosa di leggere i vostri commenti, anche se (anzi direi soprattutto se), come credo, saranno profondamente diversi dal mio.

Cheers,
Eva

mercoledì 6 luglio 2016

Visioni

Hello!


"Il sollievo cercato in maniera quasi spietata tramite gli ornamenti, il superfluo scimmiottamento del fogliame, i fregi cervellotici raffiguranti imprecisati episodi di vita bucolica, le poltrone paffute e incomprensibilmente scomode tappezzate di ridondanti motivi rurali, il tavolo poligonale davvero troppo grande che insieme al pianoforte cospirava contro l'accessibilità sia in entrata che in uscita, il concetto di salotto limitato al nome: era il tipo di stanza che si era costretti ad ammirare ma che era impossibile da sfruttare, quasi come Parigi... Affondai nella poltrona fissando, sul muro di fronte a me, l'alternarsi tra concavo e convesso degli intonaci lavorati e seguendo con gli occhi uno dei tanti percorsi frondosi delle decorazioni che serpeggiavano contorti su ogni superficie, trascolorando da toni scuri a toni ancora più scuri e così via, il tutto immerso nel crudele gioco di luci e ombre orchestrato dal pallido sole pomeridiano."


Il reverendo, le rose e le stravaganze del professore, I. Sansom

Cheers,
Eva

venerdì 1 luglio 2016

RECENSIONE: Il Segreto della Libreria Sempre Aperta

Hello!

In questo primo giorno di luglio, quando già all'orizzonte si cominciano ad intravedere le tante agognate vacanze... vi posto una 

RECENSIONE

IL SEGRETO DELLA LIBRERIA SEMPRE APERTA
Robin Sloan

TRAMA: La crisi ha centrifugato Clay Jannon fuori dalla sua vita di rampante web designer di San Francisco, e la sua innata curiosità, la sua abilità ad arrampicarsi come una scimmia su per le scale, nonché una fortuita coincidenza l’hanno fatto atterrare sulla soglia di una strana libreria, dove viene immediatamente assunto per il turno... di notte. Ma dopo pochi giorni di lavoro, Clay si rende conto che la libreria è assai più bizzarra di quanto non gli fosse sem­brato all’inizio. I clienti sono pochi, ma tornano in continuazione e soprattutto non com­prano mai nulla: si limitano a consultare e prendere in prestito antichi volumi collocati su scaffali quasi irraggiungibili. È evidente che il negozio è solo una copertura per qualche attività misteriosa... Clay si butta a capofitto nell’analisi degli strani comportamenti degli avventori e coinvolge in questa ricerca tutti i suoi amici più o meno nerd, più o meno di successo, fra cui una bellissima ragazza, geniaccio di Google... E quando alla fine si decide a confidarsi con il proprietario della libreria, il signor Penumbra, scoprirà che il mistero va ben oltre i confini angusti del negozio in cui lavora...

Fra secolari codici misteriosi, società segrete, pergamene antiche e motori di ricerca, con intelligenza, ritmo e umorismo, Robin Sloan ha cesellato un romanzo d’amore e d’avven­tura sui libri per i lettori del ventunesimo secolo.

"Non sapevo che i tuoi coetanei perdessero ancora tempo dietro ai libri", ribatte Penumbra, perplesso. "Mi sembrava che per la lettura usassero i telefonini"
"Non tutti. C'è ancora parecchia gente che ama il loro odore."
"L'odore! Sai di essere morto e sepolto quando ti cominciano a parlare dell'odore dei libri!"

Questo è un libro che mi ha preso piano piano, ma che poi alla fine mi è piaciuto abbastanza. Lo dico subito perché so che invece ci sono stati giudizi molto diversi sulla storia (ad esempio, su Amazon le recensioni vanno da 1 a 5 stelle!), e se io dessi i voti ai libri che valuto il mio sarebbe un "buono".
Clay, il personaggio principale e voce narrante, è un giovane informatico un po' nerd, con amici nerd come lui, amanti dei computer e dei giochi di ruolo a tema fantasy (alzi la mano chi da ragazzo non ha giocato a Dungeons&Dragons... ecco, chi ha la mano alzata purtroppo comprenderà la metà dei riferimenti nel libro) che si trova all'improvviso catapultato in una realtà pazzesca e "magica": un vecchio libraio misterioso e dal nome evocativo (Penumbra), una buia libreria in cui libri oscuri e pieni di polvere vengono presi in prestito da personaggi strani e disparati, un codice misterioso resistente ai più potenti tentativi di decifrazione da parte di una giovane e rampante "Googler", antichi punzoni da stampa, un autore fantasy che riversa nelle sue "Cronache del canto del drago" riferimenti esoterici e enigmi misteriosi, una setta che attraversa i secoli...
Un amalgama ben riuscito che avvince il lettore che, come me, è in cerca di qualcosa di avventuroso e divertente per trascorrere alcune ore con una lettura rilassante e leggera senza essere superficiale.

La cosa più interessante di questo libro è il contrasto tra il nuovo e l'antico: tra la scoppiettante e frenetica realtà moderna e futura, fatta di bit, di memorie, di calcoli in parallelo e fiducia incrollabile nella ripetibilità e nella logica, e la Vecchia Conoscenza, quell'amalgama tra intuito e sapienza che caratterizza la profonda e antica consapevolezza che sfugge alle catalogazioni informatiche.

La cosa buffa è che ho letto questa esaltazione dei libri, della carta, della tradizione, sul supporto più informatico che ci possa essere (un iPad), in un gioco di contrasti che si ripete. Tutto il romanzo è pervaso infatti da questa dicotomia, in cui i personaggi più impensati si affidano ai supporti più moderni, e quelli più giovani riscoprono invece il valore della tradizione.

La trama del romanzo è abbastanza solida, la tensione si mantiene alta e il mistero dell'antico codice affascina e intriga. Il finale è interessante e all'altezza (difficile dire altro per non rovinarvi la piccola sorpresa che si svela alla fine). I personaggi sono molto interessanti, tutti ben caratterizzati e, a parte qualche cliché di troppo, ben inquadrati nella trama.

In conclusione, un divertente romanzo sui libri, sui lettori e sull'amore per la lettura e la conoscenza.

... una corsa giù da una strada vuota e buia. Passi rapidi e respiro affannoso, denso di stupore e desiderio. Una campanella sopra una parete e un tintinnio cristallino. Un commesso e una scala e una calda luce dorata e, finalmente, il libro giusto al momento giusto.

Cheers,
Eva